Ridiscutere la mappa della vita

Non esiste nessuna possibilità di emanciparsi dalla sofferenza e dalle influenze negative, ovunque si viva, se non si impara a indagare continuamente sulla natura dei fenomeni e sulle loro cause. Senza indagine interiore – indispensabile punto di partenza per un’indagine esteriore – non è possibile nessun progresso, sia esso emozionale, mentale o spirituale.
Questo è un fatto che non si presta a discussioni.
L’essere umano, nella ricerca scientifica, psicologica o interiore, tende a considerarsi sempre il centro dell’universo. Lo fa, senza rendersi conto di questo fatto. Ad esempio, se si studia un fenomeno esterno a sé stessi, si tende a considerare reali e oggettive le conclusioni alle quali si giunge, purché chiunque osservi quello stesso fenomeno arrivi ai medesimi risultati. Una comprensione personale è definita “soggettiva”. Quando invece esistono prove condivise che quella data esperienza è reale, allora si tende a ritenerla “oggettiva”.

Nessuno sembra considerare, però, che la specie umana – nel suo assieme – si trova in un determinato punto di osservazione, rispetto alla vita che la circonda e all’universo che la ospita. L’intera specie umana e non solo il singolo. L’uomo non rappresenta il centro dell’universo, ma riveste una posizione relativa. Questo significa che l’essere umano, come singola individualità e come collettività, tende a vedere la realtà dalla medesima angolazione ed anche a creare strumenti di amplificazione visiva e percettiva che seguono sempre la stessa tendenza. Per scoprire qualcosa di nuovo occorre cambiare il punto di osservazione. Questo cambiamento non può avvenire tramite la tecnologia o la psicologia, ma attraverso un mutamento nel “Campo della percezione coscienziale”.
Per ottenere una mutazione di questo genere è indispensabile fuoriuscire dalla posizione percettiva nella quale siamo stati educati. In altre parole, questo significa che devono essere rimessi in discussione i capisaldi delle più ferree convinzioni, a cominciare dalla certezza delle nostre convinzioni e percezioni, per proseguire con il significato che attribuiamo alle parole che usiamo e che rappresentano un simbolo del mondo in cui viviamo.

Come può avvenire questa “revisione”? Non attraverso la logica ordinaria, non tramite i comuni metodi di pensiero e di indagine, perché portano sempre verso la stessa direzione. Può verificarsi solo attraverso un nuovo modo di osservare noi stessi e il mondo che ci circonda. In altre parole, è inutile fare tavole rotonde sull’esistenza o l’inesistenza di ciò che chiamiamo “Dio”, se prima non mettiamo totalmente in discussione l’intera somma dei significati che sono stati attribuiti a questa semplice parola di tre lettere, attorno alla quale sono nate cose bellissime e orrori tremendi.

Una delle caratteristiche portanti della natura umana è l’assenza di un pensiero veramente libero, libero da qualsiasi condizionamento, sociale e storico. L’abitudine di basarsi sempre sull’esperienza e sul passato – certamente da studiare e non da dimenticare – implica un’esasperante lentezza nell’ottenimento del più piccolo cambiamento. La visione può arrivare solo nella freschezza dell’attimo presente, il quale è deteriorato dall’accettazione dei simboli precostituiti. Chi conosce la storia, può meglio rendersi conto di quanto poco siano cambiate le tendenze umane, benché le società nel loro assieme abbiano subìto sviluppi e diversificazioni straordinari.
Il cambiamento, interiore e di conseguenza esteriore, può verificarsi solo sviluppando un’osservazione diversa di sé stessi e del mondo, priva della paura di prendere momentaneamente le distanze da ciò che fino ad oggi abbiamo ritenuto vero, o di cui sentiamo il bisogno.

INDAGINE CONTINUA.
L’indagine sviluppa il libero pensiero. Il libero pensare conduce all’intelligenza. L’intelligenza, unita alla sensibilità e all’empatia nei confronti di tutte le vite, porta alla Saggezza. La Saggezza distrugge la sofferenza e crea i presupposti per una società più evoluta.
Le parole, proprio quelle tramite cui costruiamo concetti e convinzioni, sono simboli e mappe della realtà. Se costruiamo una mappa sbagliata, oppure incomprensibile, smarriamo la via. È inequivocabile. È pura follia che sorgano conflitti per stabilire quale religione sia la più vera, quando nessuno ha la più pallida idea di cosa sia ciò che chiamano “Dio”, descritto con termini diversi in ogni lingua. Nella vita si combatte – con gli altri e con sé stessi – per cose delle quali non si sa assolutamente nulla e sulle quali ben pochi si pongono domande.
“Tu non mi ami come ti amo io!”.
Frasi di questo genere sono all’ordine del giorno, pronunciate da persone che non si sono mai seriamente chieste cosa sia l’amore, o che semplicemente hanno accettato la definizione creata per loro da altri.

Le parole sono armi dall’inaudita potenza. Sono tali anche quando non vengono pronunciate ma ruotano nella nostra testa. Sono spaventosamente influenti, perché rappresentano la nostra mappa del mondo e di noi stessi. Politici, comunicatori, scrittori, si preoccupano di studiare cosa le parole producono sugli altri, per ottenere i loro scopi; ma non si preoccupano minimamente di chiedersi cosa producono in loro stessi. Non si rendono conto dell’effetto che producono parole mai comprese nel loro profondo significato, mai messe in dubbio, secondo l’accezione che gli è stata attribuita nel tempo, mai considerate per quelle che sono davvero: non semplici strumenti per comunicare, ma una MAPPA DELLA REALTA’, capace di influenzare la totalità della vita.

Per indagare sulla natura della vita, quindi, è fondamentale smettere di parlare, pensare e ascoltare, secondo i parametri che ci sono noti, chiedendoci sempre cosa significano – quantomeno per noi – i termini che usiamo. A partire da questo, diventa più semplice svolgere una seria indagine sulle nostre emozioni, scoprendo da dove sorgono, cosa rappresentano e per quale motivo, in molti casi, ci rendono la vita tanto difficile.
Così facendo capiremo anche e con estrema facilità tutto il peso dei condizionamenti che provengono dai media, dalla televisione, dalla società. Sarà più semplice smascherare le influenze studiate per renderci quello che altri vogliono, cogliere le falsità, le ipocrisie o, in alcuni casi, la totale buona fede retta da una profonda e pericolosa ignoranza.
Ma… soprattutto, sarà più facile iniziare a capire noi stessi e il perché di tanti fenomeni, acquisendo un’autonomia e una consapevolezza capaci di renderci più solidi, forti e lucidi, per noi stessi e per coloro che amiamo.

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