Foglie d’autunno

Pensieri sulla vita consapevole e sull’impermanenza.

QUATTRO PASSI

Qualche giorno fa mi trovavo a fare quattro passi non lontano da casa. Di fronte a me vi era una fitta schiera di alberi e da essi, lentamente, cadevano diverse foglie che andavano a formare un ampio e fitto strato sul suolo sottostante.
Ad un certo punto alcune di esse, probabilmente sospinte da un leggero vento, presero a librare in aria verso il cielo, su e giù.
Sembrava non volessero cadere per poi, dopo qualche secondo di danza, inevitabilmente posarsi al suolo, dove il tempo avrebbe fatto il suo dovere.
Per ragioni che saranno più chiare nelle prossime righe, quest’immagine ha richiamato alla mia mente la condizione in cui l’essere umano normalmente si trova a vivere la propria vita e la possibilità che si manifestino al suo interno situazioni che lo elevino ad una condizione di maggior consapevolezza.

L’essere umano è, che lo voglia o meno, destinato a toccare il suolo ad un certo punto della sua esistenza. Questa è una legge di natura che, nonostante gli attuali immani sforzi per rimandare o eliminare tale esperienza, rimane un dato di fatto imprescindibile dalla sua volontà. Per molti uomini l’intero percorso che precede tale evento assomiglia a quello delle foglie dirette dritte verso il suolo. Per qualche fortunato, tale percorso potrà anche risultare lineare, piacevole e a volte ricco di successi e soddisfazioni personali, rispetto ad altre situazioni certamente più problematiche e difficoltose, ma senza una reale conoscenza e studio di se stessi, anche per la prima categoria di uomini tutto si svolgerà nell’assoluta inconsapevolezza e in una mancata occasione d’evoluzione interiore.

IL SONNO DELLA COSCIENZA

Molte conoscenze presenti su questo pianeta hanno parlato di una meccanicità intrinseca dell’essere umano, di un sonno della coscienza e di una linea di minor resistenza nel suo modo d’agire, alludendo al fatto che l’uomo non sia davvero in grado di poter fare nulla se prima non acquisisce una certa consapevolezza sul suo stato attuale di essere dormiente, condizione che lo obbliga a percorrere strade perlopiù già battute dalla maggioranza dei suoi predecessori, mantenendolo nell’illusione di poter e saper fare. L’identificazione con le proprie sensazioni fisiche, emozioni e pensieri, rappresenta forse il più arduo ostacolo nello scorgere quel qualcosa che si cela silenzioso al di sotto delle apparenze.

Ogni essere umano può decidere se percorrere il proprio viaggio in maniera passiva ed inconsapevole, diretto e sospinto da leggi di cui ignora l’esistenza, o aspirare ad una condizione più elevata indagando e ricercando attivamente quei meccanismi che operano interiormente e nell’ambiente in cui vive, per sperimentare stati di maggior gioia e serenità.

Indipendentemente dalle proprie idee su ciò che avverrà dopo la morte o dallo studio approfondito di religioni, filosofie o trattati esoterici (che se non realizzati direttamente rimangono pur sempre un credo), penso che noi tutti abbiamo potuto conoscere ed incontrare personalmente uomini che sembrano aver realizzato qualcosa di raro e prezioso, uomini con qualità non comunemente riscontrabili sul piano fisico, emotivo e mentale, doti che permettono di incedere nella vita con maggiore sicurezza, determinazione e incisività, sia nelle faccende quotidiane, che nella gestione di più complesse realtà.
Qualità tangibili, pratiche, che potenzialmente possono essere ottenute da chiunque desideri capire di più su se stesso e sulla realtà che si cela dietro le apparenze.

INTUIZIONE E PERCEZIONE

Sono convinto che in tutti noi sia esistito un momento della vita in cui si abbia ricevuto un spinta verso l’alto, come per quelle foglie sospinte dal vento, che abbia, seppur per un attimo, permesso di scrutare la realtà da un’altra prospettiva allontanandoci dalla consueta meccanicità di pensiero ed azione.
Potrebbe essersi trattato di una frase letta in un libro, di un film, di un incontro casuale, di una conversazione con un amico o di un qualsivoglia imprevisto che per un attimo abbia interrotto il normale fluire della vita verso la sua naturale direzione.

Tale movimento di ascensione, per inciso, non sottintende necessariamente un’esperienza piacevole. Per molte persone tali situazioni di frattura rappresentano una vera e propria scocciatura, un elemento di disturbo da ciò che si considera normale.
Queste situazioni richiedono difatti un ripensamento di posizioni cristallizzatesi nel tempo, causano spesso un turbinio interno di emozioni, instillano dubbi, abbattono certezze e necessitano energia mentale per essere interpretate in maniera obbiettiva.
Per tale motivo spesso questi accadimenti vengono dimenticati il prima possibile, ignorati o combattuti con veemenza, per tornare alla tanto agognata comfort zone. 

Per altre persone invece, questa spinta verso l’alto, questa possibilità di osservare la realtà da un orizzonte più elevato, rappresenta un vero e proprio giro di boa. Lo shock, comunque percettibile, viene per qualche motivo accolto come un’opportunità, un offerta, un pretesto per cambiare rotta impedendogli d’innalzare quelle difese meccaniche tipiche di chi non vuole rotture di scatole, quali la paura, il pregiudizio, il sospetto, la rabbia, il rancore e l’attaccamento alle proprio posizioni.

Come per quelle foglie che si lasciano sospingere dal vento, anche in coloro che si aprono alla possibilità che qualcosa gli sia sfuggito per strada vi saranno alti e bassi, cadute seguite da momenti di maggiore comprensione e consapevolezza ma il tempo e la perseveranza trasformeranno questo atto di fede in certezza e tali certezze alimenteranno una fede sempre maggiore in qualcosa che ancora non si può percepire ma di cui si intuisce l’esistenza.

La legge fisica per cui più alto ci si innalza più doloroso sarà l’impatto con il suolo, non si applica per coloro che vivono la spiritualità con impegno, rispetto, consapevolezza e soprattutto con l’aiuto di un vero Maestro.
Al contrario, più si espanderà il proprio stato di coscienza più si affronterà meglio il momento in cui dovremo confrontarci con l’istante del passaggio definitivo e potremo anche essere di maggiore conforto per chi ci sta attorno.

Alla fine, anche le foglie mosse dal vento toccheranno il suolo, ma potranno dire di aver realmente vissuto e chissà, librarsi successivamente in altri cieli.
Avranno avuto il coraggio di farsi sospingere da una forza la cui esistenza sarà forse negata e derisa dai più. Ma quando si poseranno al suolo a contatto con tutte le altre, quest’ultime, percependone una differenza, non potranno che ricredersi e sperare  in un soffio dell’invisibile.

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