Le vite degli altri

Pensieri al crepuscolo.

La luce rossa del semaforo si riflette sul nero cofano bagnato della mia auto, alcune note jazz della mia compilation preferita fanno da sottofondo, contribuendo a generare un’atmosfera ovattata e ipnotica.
È l’ora del crepuscolo, mi trovo in una piccola cittadina del nord Italia e una sottile pioggerella autunnale accompagna le prime luci della sera che incominciano piano piano ad accendersi.

Sollevo lo sguardo proprio mentre il tergicristallo si aziona pulendo il vetro e consentendomi di vedere nitidamente le auto che stanno incominciando ad attraversare l’incrocio.
Riesco, per qualche fugace istante, a scorgere i tratti di alcuni occupanti: la prima auto, con un uomo solo di mezza età con il capo leggermente chino che si passa una mano nei capelli; poi una seconda, con una giovane coppia che si agita felice seguendo una musica che non riesco a distinguere chiaramente; ed ancora un’altra, condotta da una donna anziana accompagnata da un cane di grossa taglia che siede tranquillo al suo fianco.

Ma dove si staranno dirigendo? Quali sono i pensieri e le emozioni che li attraversano mentre li sto guardando? Che sogni avranno? Saranno felici o stanno soffrendo per qualcosa o qualcuno? Si sentono soli? E ci sarà qualcuno che li sta aspettando a casa?

Trovo affascinante il fatto che per puro caso (oppure no?) quelle persone abbiano attirato la mia attenzione e contestualmente siano entrate in qualche modo a far parte della mia vita, anche se solo per qualche secondo. Resto colpito dalla constatazione che in quel preciso istante in cui sono diventato consapevole della loro presenza è come se si sia creato una specie di collegamento, nonostante loro ne fossero totalmente ignare.

Allo stesso tempo mi chiedo, mentre io sto vivendo tutto questo, quanti individui ci potrebbero essere che mi stanno guardando proprio adesso? E quanti Esseri nei millenni hanno potuto osservare l’umanità intera nel suo lungo cammino evolutivo?

La luce verde mi sveglia da questo breve e intenso viaggio all’interno della vita di quegli sconosciuti, mi muovo lentamente, contro voglia, come se volessi rimanere ancora un po’ in me stesso ad assaporare quella condivisione inaspettata.

Non ho proprio voglia di rientrare in un’anonima stanza di hotel e decido quindi di restare in giro per le vie della città senza una meta precisa, consapevole che il mio vagare incrocerà le vite di altri abitanti, come delle sottili scie che intersecandosi fra loro vanno a formare dei piccoli puntini luminosi.

Accompagnato da una strana dolcezza che sento diffondersi lentamente nel mio cuore mi sorge una semplice domanda: Lassù qualcuno ci guarda?

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