LA MEDITAZIONE SUL RESPIRO • Secondo discorso

COS’È LA MEDITAZIONE SUL RESPIRO

Con il termine “meditazione sul respiro” intendiamo un tipo di pratica contemplativa e introspettiva che abbia il respiro consapevole come ancoraggio per la concentrazione.
Concentrare la mente è infatti il primo passo per apprendere l’arte della Meditazione.
Nella pratica di cui parliamo in questo articolo, i punti rilevanti sono due: Posizione e Respirazione.

LA POSIZIONE

la posizione corretta nella meditazione
Nell’immagine si può notare come la posizione corretta sia perfettamente inserita in un triangolo. La forma piramidale è riconosciuta come la più perfetta per accumulare energia.

La posizione corporea è sempre di grande importanza in tutti i procedimenti introspettivi.
Essa è fondamentale per 3 ragioni principali:

  1. Permette di non disperdere energia. La forma triangolare assunta dal corpo e la posizione raccolta di mani e gambe rendono il praticante simile ad un accumulatore energetico ed eliminano la fisiologica dispersione di energia da mani e piedi.
  2. Consente una corretta respirazione. La retta posizione del busto, verticale e con il capo allineato, è la migliore per una respirazione profonda e per un corretto flusso energetico (del quale parleremo in seguito).
  3. Favorisce una perfetta e vigile concentrazione. Le posizione del nostro corpo, sempre e comunque, riflette la nostra condizione psichica. Modificando la posizione, interagiamo automaticamente sulla psiche.

RICORDATE: Il corpo fisico influenza la mente e quest’ultima influenza il corpo. Partire dal corpo, però, è molto più facile.

La classica posizione a triangolo di cui parleremo in seguito non è una condizione fondamentale.
È possibile anche praticare su una sedia, purché si mantenga la schiena ben eretta e il capo allineato.

La schiena deve essere eretta, ma senza forzature.

Nelle statue o nei dipinti orientali che riguardano la spiritualità, non troviamo mai atteggiamenti fisici o tratti del volto che enuncino tensione, conflittualità o pensosità.
L’artista cerca sempre di raffigurare uno stato di forza nell’armonia e nell’equilibrio delle forme, le quali rispecchiano una precisa geometria.
A prescindere dall’abilità del pittore o dello scultore, l’espressività del volto enuncia una qualità di ferma e armoniosa concentrazione.

La calma e l’assenza di tensione, sono basilari per gettare le fondamenta della vera meditazione.
In un prossimo articolo entreremo più in dettaglio sulle posizioni corporee classiche. Ora iniziamo a parlare del respiro.

LA RESPIRAZIONE

la respirazione
L’immagine rappresenta la posizione delle mani, secondo la tradizione indiana, per l’esecuzione della tecnica di respirazione alternata.

Quando abbiamo raggiunto l’idonea condizione di rilassamento fisico nella posizione corretta, dobbiamo porre attenzione al respiro.
La Meditazione sul respiro è considerata basilare fra tutti i procedimenti.
La respirazione è una funzione vitale per l’organismo ed è anche strettamente collegata alle emozioni e agli stati psicologici.

Chiunque sa che il respiro si altera immediatamente a seguito di stress, paura, o agitazione emotiva.
Analogamente, un corretto lavoro sulla respirazione favorisce l’equilibrio generale e calma le emozioni turbolente.

La Meditazione pura esclude una qualsiasi forma di “controllo forzato”.
Il segreto di questa pratica sta proprio nel riuscire ad avvicinarsi il più possibile a una condizione equilibrata e naturale.

Gli esperti di Yoga non devono quindi confondere il controllo respiratorio della Meditazione con una qualsiasi forma di Pranayama.
Il Pranayama implica l’azione diretta della volontà concentrata per dirigere l’energia sottile (prana) attraverso l’uso del respiro e prevede anche tecniche che “forzano” la respirazione.

Nella Meditazione pura, invece, ci si deve allontanare da una concezione di “sforzo” e di “controllo”.
In questo caso la respirazione, che sia profonda o superficiale, deve sempre rappresentare una condizione di piacere; un piacere calmo e concentrato.

4 punti fondamentali del respiro

quattro punti importanti per la meditazione sul respiro

La Meditazione sul respiro contempla 4 punti fondamentali:

  1. Il respiro va dapprima osservato. Nei primi minuti di pratica è utile diventare consapevoli del respiro, osservandolo senza alterarlo volutamente. Si tratta di prendere coscienza di questa funzione fisiologica, rendendola sempre più intima.
  2. Approfondire il respiro. Lo si deve allungare progressivamente, in modo gradevole e calmo.
    Quando le due fasi si allungano e la respirazione si fa profonda, avvengono fenomeni fisiologici che favoriscono l’introspezione e la concentrazione (oltre ad essere estremamente favorevoli per la salute e la longevità).
    È però assolutamente necessario che questo “guidare il respiro” sia privo di qualsiasi tensione.
  3. Regolare la lunghezza del respiro. Quando rendiamo il respiro più profondo e ne allunghiamo la durata, dobbiamo cercare di rendere equilibrati e simili sia l’inspiro che l’espiro. Esistono pratiche meditative dove l’espirazione è più lunga, ma ne parleremo in seguito.
  4. Respirare dal naso. Questo è importante, per fattori fisiologici ed energetici. Salvo indicazioni collegate a pratiche specifiche, si deve sempre respirare attraverso le narici e mai dalla bocca.

Respirazione addominale o toracica? LE DIFFERENZE

 Gli studi fatti sulla respirazione addominale dimostrano che essa incide profondamente sulla salute in seguito agli influssi che esercita sul sistema nervoso e sul cervello.

Tuttavia, la respirazione nella meditazione non ha motivazioni salutistiche.
Benché molti insegnino a respirare profondamente con l’addome, allo scopo di riempire totalmente i polmoni, bisogna precisare che nella Meditazione il respiro ha scopi diversi e più profondi.
Gli studi fatti su questa pratica dimostrano che essa incide profondamente sulla salute, ma ciò si verifica in seguito agli influssi che esercita sul sistema nervoso e sul cervello.

La respirazione non deve quindi essere un atto “ginnico”. Possiamo mantenere l’attenzione sul torace, osservandolo sollevarsi lievemente nell’inspiro e riabbassarsi nell’espiro.
È ugualmente valido portare l’attenzione sul ventre, facendo la stessa cosa. Le differenze le approfondiremo quando parleremo degli aspetti metafisici di questa pratica.

Se ci sentiamo troppo attivi sul piano mentale (pensieri che non si fermano e agitazione), è utile spostare l’attenzione al ventre, perché questo determina una discesa verso il basso del centro di gravità psichico, calmando la mente.
Spiegheremo meglio cosa sia questo “Centro di gravità” in un prossimo articolo.
Si dovrebbe entrare in una lenta e dolce pulsazione, toracica o addominale, fino ad assorbire la concentrazione in uno dei due punti (addome o torace) e incominciare a percepire il piacere dato da una respirazione calma e controllata.

Anche questi aspetti sono parte integrante della Meditazione sul respiro.

Respirazione addominale o toracica? LE TRADIZIONI

le diverse tradizioni
Volto statua indiana. Anche in questa immagine possiamo notare come l’artista abbia dato estrema attenzione ai tratti del viso, che esprimono una forma di concentrazione serena e intima.

Riguardo la respirazione esistono concezioni tecniche molto diverse, da tradizione a tradizione.

  • Nello Zen giapponese, ad esempio, l’attenzione è posta sul ventre, il famoso centro Hara (termine giapponese che significa “Oceano dell’energia”), considerato la sede dell’energia più densa (Ki).
  • Nello Yoga indiano, invece, l’attenzione è prevalentemente posta sulle parti superiori del corpo, come il torace o la testa.

Queste differenze non sono casuali. Lo Yoga mira ad elevare l’energia ai centri (chakra) superiori per cercare uno stato di trascendenza, mentre nella cultura giapponese e cinese si cerca maggiormente l’aderenza al qui e ora, anche attraverso la consapevolezza corporea.

Esiste una tendenza migliore dell’altra?
NO! Dipende dalla condizione del momento e dal tipo di pratiche che stiamo applicando. Ecco un altro caso in cui, più che seguire una tradizione specifica, diventa importante la guida diretta di un vero esperto.

OSSERVAZIONE E REGOLAZIONE DEL RESPIRO

La respirazione, come supporto alla Meditazione, può essere interpretata in due modi diversi, normalmente associati a momenti differenti nel corso della stessa pratica: osservazione e regolazione.

Osservazione

Per osservazione intendiamo essere attenti alla respirazione naturale, senza alterarla volutamente.
Per i principianti è molto utile applicare questa forma di attenzione portando l’attenzione alle narici.
Per gli esperti, invece, mentre il respiro è sotto osservazione consapevole, l’attenzione può essere posta su un chakra, su una parte del corpo, o lasciata libera in uno spazio vuoto”.

Osservare significa non interagire.
In teoria, questo vorrebbe dire che non deve esserci influenza volontaria sul flusso naturale del respiro, il quale va lasciato libero di muoversi in maniera spontanea.
Chiunque abbia esperienza, però, sa che il solo atto di osservare un fenomeno ne produce un’alterazione, e questo vale soprattutto se il campo di osservazione riguarda noi stessi e non qualcosa di esterno.
Osservando il respiro noteremo che è quasi impossibile non interferire.

Quando si parla di respirazione naturale e di osservazione, quindi, s’intende semplicemente che:

  1. Non va eseguita una particolare tecnica respiratoria;
  2. Il flusso non va allungato o approfondito volontariamente.

Questo non significa che esso resti sempre uguale. In base alla profondità della concentrazione, la respirazione varia naturalmente nel ritmo e nella pienezza.

Regolazione del respiro

La regolazione del respiro è una cosa differente.
La respirazione può essere controllata e alterata in molti modi diversi (vedi il Pranayama dello Yoga) per fini specifici; oppure (e questo riguarda il caso di cui parliamo ora), può essere semplicemente resa più profonda e prolungata.

Normalmente – ma non è una regola – è utile iniziare la pratica attraverso l’osservazione del respiro e quando ci si sente calmi e concentrati, passare alla sua regolazione, rendendolo più profondo.
Successivamente, soprattutto se si è in grado di accedere a uno stato di concentrazione più elevato,  si osserverà la nascita di uno spontaneo bisogno di ricondurre il respiro in uno stato di naturalezza, senza più interferire.

Chi ha una reale e lunga esperienza di pratica, sa che non esistono regole per quanto riguarda i flussi respiratori.

A meno che non si stia eseguendo uno specifico pranayama, la respirazione risente della concentrazione mentale, degli stati differenti di interiorizzazione, e delle variazioni energetiche che si producono nel corso della Meditazione.
Le indicazioni fornite sono quindi, sempre e necessariamente, di carattere generale.
Solo attraverso il rapporto con una guida è possibile ricevere indicazioni specifiche e personalizzate.

La sperimentazione diretta rimane sempre il vero discrimine tra una pratica consapevole e la semplice riproduzione meccanica di un qualsiasi procedimento imparato superficialmente.
Questi aspetti sono fondamentali per l’apprendimento della Meditazione sul respiro.

PROFONDITA’ E LUNGHEZZA DEL RESPIRO

profondità e lunghezza del respiro
Questo elegante dettaglio di una statua indiana mostra una delle posizioni delle mani (Mudra) da assumere in Meditazione.

Respiro lungo e respiro profondo non sono la stessa cosa..
Si può rendere più profondo il respiro senza necessariamente accrescerne la lunghezza.

Per capirci meglio, nel corso della giornata capita a tutti di prendere dei profondi respiri. Spesso accade proprio perché la respirazione è troppo leggera e superficiale (quasi sempre a causa di tensioni).
Quando si prende un respiro profondo, in maniera naturale, si pratica uno spontaneo approfondimento della respirazione, vale a dire che si immette più aria nei polmoni in un tempo abbastanza breve.
Questo non significa “allungare il respiro”.

Il respiro può essere allungato anche inalando un quantitativo di aria relativamente modesto.
Esiste un metodo per controllare alla perfezione il flusso di aria che entra e che esce, usando la gola, tramite una tecnica che non è possibile spiegare attraverso la scrittura.
Vi suggeriamo a tale scopo di sperimentare una delle nostre lezioni gratuite, nelle quali potrete avere un’introduzione a tali tecniche.
Anche nel nostro libro “La meditazione profonda” (in formato ePub) è possibile ascoltare l’audio del suono prodotto da questa respirazione.

Questo modo di far entrare e uscire l’aria dai polmoni permette di allungare la respirazione, a prescindere dal quantitativo di aria inalato.

Apprendere l’arte di prolungare la respirazione (Inspiro ed espiro) è di enorme importanza.
Sicuramente, nel corso della giornata, educarsi a respirare più profondamente, ossia inalare un quantitativo di aria superiore all’ordinario, è estremamente favorevole per la salute e per le funzioni cerebrali.

Nelle condizioni abituali, in effetti, la respirazione è molto leggera e spesso frammentata a causa di tensioni e stress.
Non si tratta di incrementare l’apporto di ossigeno nei polmoni, perché il corpo umano è strutturato per ricevere un quantitativo di ossigeno sufficiente, anche con una respirazione minima.
Il valore dell’approfondire e allungare il respiro riguarda aspetti che interagiscono sulle emozioni, sulla psiche e sul sistema nervoso.

Un addestramento alla lunghezza delle due fasi (operata in modo calmo e ben controllato) genera cambiamenti dal punto di vista organico e mentale.
Nel Taoismo questo procedimento è noto come respirazione tartaruga, ed è indicato per ottenere maggiore longevità.

Per concludere, chiunque si approcci ad un serio training meditativo, non può esimersi dall’iniziare con la Meditazione sul respiro.

Torneremo ancora, nel prossimo articolo, sulla respirazione e sui suoi aspetti energetici e metafisici.

Per ottenere informazioni più tecniche sugli aspetti unicamente fisiologici del respiro.

 

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2 commenti su “LA MEDITAZIONE SUL RESPIRO • Secondo discorso”

  1. Grazie per i vostri articoli!
    Effettivamente, bisogna stare molto attenti alle tensioni che si possono generare in seguito ad una forzatura del respiro, nel tentativo maldestro di allungarlo o di renderlo più profondo (mi è stata utile la distinzione che fate in questo articolo!) senza ricercare in se stessi uno stato di sufficiente rilassamento.
    Non so se è una cosa un po’ ingenua o puramente soggettiva, ma quando individuo delle tensioni noto che mi aiuta molto immaginare di inspirare dei profumi di alcuni fiori o incensi per me gradevoli. Questo breve processo immaginativo-olfattivo (bastano pochi secondi) mi permette di cambiare lo stato emotivo e fisico, sciogliendo quindi alcuni stati di rigidità.

    • No, non direi che sia una cosa ingenua immaginare un profumo. Che sia soggettiva, questo si, è logico; ma soggettivo non significa errato. La mente ha un’influenza enorme, in ogni circostanza. Se tu osservi che questo ti aiuta, allora va bene!

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